lunedì 3 marzo 2014

GENTE ROZZA DEI CASTELLI ROMANI

Oggi vi parliamo della ignoranza provinciale e proverbiale portata con fin troppo orgoglio da alcuni plebei indigeni abitanti dei Castelli romani. In questi paesi si può incontrare della gente simpatica e preparata, gente di insospettabile cultura con la quale risulta piacevole scambiare quattro chiacchiere. Inevitabilmente tuttavia si ha a che fare purtroppo anche con la miseria umana e capita così di incontrare anche accattoni, alcolizzati, folli, dementi, fanatici, bigotti, bugiardi, pazzi e non ultimi esseri positivamente primordiali i quali portano come unico vanto l appartenenza alla propria terra della quale spesso c é poco o nulla di cui vantarsi. Proprio questo vanto ingiustificato spiega perché l Italia non si è evoluta e difficilmente si evolverà in qualcosa di meglio. Finché i primitivi detteranno legge facendo passare per idioti gli animi più nobili, i cocomerari scriveranno libri e i letterati porteranno la frutta al mercato. In questo mondo capovolto dove il crimine ha la meglio sulla onestà e dove gli ebeti riescono a passar per saggi e per esperti, dove chi ha cultura é visto come una minaccia, come un Socrate da abbattere per far si che lo status quo della ignoranza non venga scalfito.
E dire che dai letterati ci sarebbe molto da imparare se solo il sistema della ignoranza cessasse di censurare e di umiliare le loro personalità operando una tacita repressione non molto diversi da quella operata da Polpot . A tutti i letterati ridotti a fruttivendoli vorrei dire di non cedere alle intimidazioni, di continuare sulla propria strada della conoscenza, anche in questo clima oscurantista, di farsi coraggio perché il provincialismo corporativista mafioso lo si affronta con il coraggio della fede nel proprio libero pensiero.
E a questa Italia infantile che non vuole crescere e da cui nasce la baby prostituzione come anche la violenza maschilista sulle donne, noi letterati liberi pensatori non ci pieghiamo.
Questa compagine di Scimmioni senza ragione non ci intimidisce e neanche ci atterrisce, ma soltanto ci colma di pietà per quanto può essere misero l uomo e la sua umanità.      





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